Renato Riva’s Blog

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La Trilogia Virtuosa.

Ieri sera ho partecipato ad un’interessante discussione sul libro 2025 Blackout presso la Libreria Minimum Fax di Roma che ringrazio per l’ospitalita’ (bellissima libreria tra l’altro!).
Quasi inevitabilmente la tematica energetica , che e’ il filo conduttore del romanzo, si intreccia con quella politica e con quella della liberta’ e parita’ nella comunicazione digitale.
Non mi sembra sia un caso.
Guardando al futuro prossimo, cioe’ ai prossimi 5, 10 o 15 anni, penso infatti che le tre dimensioni di una moderna democrazia, e cioe’
la produzione di energia distribuita,
la banda larga
e la qualita’ stessa della vita sociale, vadano di pari passo.
Faccio fatica ad immaginare il contrario.
Lo sviluppo dela banda larga porta con se alcune importanti conseguenze. La prima e’ una maggiore competitivita’ per aziende e singoli con l’abolizione del digital divide. La seconda e’ la rottura del monopolio della pubblicita’, con la riduzione di potentati economici, monopoli di fatto e la conseguente ridistribuzione di risorse. La terza e’ la circolazione delle idee e delle informazioni senza manipolazione intermedia, quindi l’accrescimento del controllo sociale su politica ed economia. La banda larga, dunque, favorisce una maggiore democrazia economica e partecipativa e non certo il contrario. Una quarta conseguenza, piu’ tecnologica, e’ che un paese dove si e’ sviluppata conoscenza e tecnologia per la banda larga e’ piu’ equipaggiato per sviluppare conoscenza e tecnologia per la rete elettrica intellligente, la Smart Grid, che altro non e’ che una sorta di internettizzazione della rete di controllo della trasmissione elettrica. Quindi, banda larga e produzione distribuita di energia si sposano.
Non solo.
Un paese che sviluppa la produzione piatta di energia, quindi favorisce la nascita di milioni di microproduttori solari, cioe’ tutti noi, fa ai propri cittadini un grosso favore. Permette loro (anche ad incentivi futuri azzerati) di tenersi dei bei soldini in tasca , li responsabilizza sulle tematiche energetiche come attori primi, trattiene risorse economiche in casa invece di vederle partire verso l’estero. Favorisce quindi la distribuzione di ricchezza che, come la storia insegna, e’ la piu’ solida base per la democrazia.
Ecco quindi che la Trilogia Virtuosa, come la chiamerei io se fossi un illuminato politico o un famoso giornalista, e’ la base su cui si basa e si basera’ sempre di piu’ lo sviluppo e la salute sociale ed economica dei paesi e delle comunita’.
Ma esiste la controprova a questa tesi? Si’, esiste e siamo noi, adesso e qui, in Italia.
La Banda Larga oggi c’e’ e domani sparisce dai piani dei vari ministri, al punto che si e’ lanciato un grido di dolore per l’Agenda Digitale che invito tutti a sottoscrivere.
L’energia distribuita e’ oggeto in questi giorni di un balletto di si’ e di no agli incentivi che altro non rivela che la mancanza di una strategia, di una road map per lo sviluppo energetico del paese.
La qualita’ della democrazia, ….. beh basta guardare i nostri ranking internazionali.

marzo 3, 2011 Posted by | 2025 Blackout | Lascia un commento

Perche’ ho scritto ‘2025 Blackout’

Una delle prime recensioni apparse in rete , scritta da Sergio Sozi   , comincia cosi’:

Era molto tempo che un romanzo italiano contemporaneo non mi teneva ininterrottamente saldato alle sue pagine (oltre duecentottanta), dalla prima all’ultima, come se qualche elisir di lunga lettura esalasse dall’insospettabile inchiostro. E questo lo premetto sottolineando, per chi non mi conoscesse, che ”2025 Blackout” è un’opera in buona parte estranea ai miei abituali canoni.

Bene. Se il romanzo tiene il lettore ‘saldato’ probabilmente riuscira’ anche a farlo riflettere su alcuni temi che mi sono stati ben chiari nello scriverlo. E io ho scritto questo romanzo come fosse un saggio travestito: un saggio che possono leggere anche quelle persone che non leggerebbero mai un saggio su energia e politica. Un mattone su energia e politica.  Due temi, sopra gli altri.

Le scelte energetiche che si stanno compiendo in questi mesi , in genere pro nucleare,  avranno il loro impatto sulla nostra vita tra una decina di anni. E questo sotto due punti di vista. Ci metteranno a contatto diretto con un certo numero di centrali nucleari e le loro scorie (in my backyard, come direbbe il paladino del nucleare Chicco Testa) e ci obbligheranno ad utilizzarle per ammortarne gli investimenti per molti molti anni. Quindi le avremo e le terremo a lungo.

Il percorso politico e sociale degli ultimi quindici anni (liberta’, liberta’ di stampa, competitivita’, accesso al sapere, qualita’ del sapere, accesso ai mezzi di comunicazione, qualita’ complessiva dei rapporti tra i cittadini e tra i cittadini e la politica, formazione del consenso, aggressivita’ verbale da parte degli eletti al parlamento  ecc.) potrebbe continuare per altri quindici e portarci in una situazione di qualita’ della vita che non e’ cosi’ difficile immaginare.

Il libro e’ scritto per far pensare alla congiunzione di queste due linee e a quello che puo’ succedere a chi, in una situazione di quel tipo, decide di andare contro, di non essere d’accordo, di tentare di sovvertirne alcune delle basi in maniera soft, corretta , ma radicale. Per esempio introducendo tecnologie che scombinano l’assunto nucleare.

Se chi legge il libro oltre a divertirsi e a berlo in un sol sorso come dice Sozi, riflettera’ anche su questi aspetti il libro avra’ svolto il suo compito principale e cioe’ quello di manifestare il mio impegno civile per una societa’ meno irrazionale, meno sbilanciata verso i virulenti. Piu’ giusta, pacata, calma e informata.

dicembre 17, 2010 Posted by | 2025 Blackout | 1 commento

Presentazione libro di Mario Silvano

Mi ha fatto molto piacere che Mario Silvano e Michele Cimino mi abbiano fatto l’onore di invitarmi a presentare l’ultimo libro di Mario sul Coaching nei team di vendita.

Invito i miei amici a partecipare.

novembre 16, 2010 Posted by | Uncategorized | Lascia un commento

Universita’ allo stremo. Altro che competitivita’!

Riporto qui senza commenti la lettera che il Rettore del Politecnico di Milano ha iviato agli studenti. Un paese che vuole sopravvivere non puo’ trattare cosi’ la sua scuola.

 

Cara Allieva, Caro Allievo,
In questi ultimi due anni stiamo assistendo a una campagna denigratoria, sempre più intensa e aggressiva, nei riguardi dell’Università italiana e di tutti coloro che onestamente vi operano.
E’ una campagna che rischia di demotivare profondamente tutti noi e soprattutto quei giovani che vi sono entrati da poco o che desiderano entrarvi.
E’ una campagna che può indurre legittimi dubbi in Voi e nelle Vostre famiglie.
Spesso le persone che incontro mi chiedono se è reale il quadro che viene rappresentato dai molti interventi riportati dai media, oppure se stiamo assistendo, forse senza rendercene conto, a un attacco teso a sfiduciare le università statali.
Appare legittimo il dubbio che vi sia il desiderio di sostituire l’ università pubblica con un sistema privato, devastando le aspettative di più di un milione e mezzo di famiglie italiane.
Noi, che  siamo allo stesso tempo insegnanti e ricercatori, ci sentiamo profondamente offesi perché ci si vuole delegittimare proprio di fronte alla comunità che abbiamo scelto di servire col nostro lavoro e con i nostri sacrifici.
Questi tentativi di delegittimazione fanno male a tutti noi che crediamo nell’università, che vi lavoriamo per formare e per traghettare Voi giovani dalla scuola secondaria al mondo del lavoro, per fare ricerca e servire il nostro Paese in cui ancora crediamo.  Ci fanno perdere l’entusiasmo, ci spingono a fare il minimo richiesto, ci allontanano dalla voglia di operare in un servizio che abbiamo scelto e in cui ancora crediamo. Vogliamo reagire soltanto perché, altrimenti, faremmo il gioco di chi ci vuole distruggere privandoci di quella libertà che, sola, permette di fare ricerca e insegnare a Voi giovani.
In questi giorni si parla di agitazioni dei ricercatori, di richiesta di sospensione delle lezioni, di volontà a non tenere insegnamenti,  di rivendicazioni  da parte di persone che possono sembrare fortunate perché hanno ancora un lavoro, ma alle quali  si sta togliendo quella speranza che li aveva spinti a rinunciare ad attività più remunerative per iniziare quel lavoro che a noi, più vecchi, è sempre parso il  più bel lavoro del mondo: fare ricerca e contemporaneamente insegnare ai più giovani.
Le aspettative di carriera dei più giovani sono deluse. Da più di tre anni non sono banditi concorsi per passare da ricercatore a professore associato e da associato a professore ordinario e non si può ragionevolmente prevedere il numero di anni che dovranno ancora passare prima che questi concorsi vengano banditi. Per non invecchiare senza speranza molti giovani valenti stanno vincendo concorsi per  posizioni di professore in università straniere e  coloro che vanno via non sono sostituiti da  colleghi stranieri che desiderino venire a lavorare in Italia.
Ci viene impedito di fare ricerca con colleghi stranieri anche se riusciamo a farci finanziare da enti pubblici o privati perché un nuovo dispositivo legislativo prescrive di spendere in missioni di lavoro meno della metà di quanto speso nel 2009.
Ci viene impedito di  continuare a offrire una formazione finora apprezzata dal mondo del lavoro perché un recente decreto ministeriale impone una riduzione di insegnamenti e corsi di laurea, indipendentemente dal numero di allievi iscritti. Forse il nostro Ateneo sarà costretto a ridurre le immatricolazioni oppure a chiudere attività didattiche che fino ad oggi hanno soddisfatto le esigenze dei territori in cui il Politecnico è presente.
Ci viene proposto un Disegno di Legge che, seppur necessario, presenta alcuni punti critici:

–         l’imposizione di forme di governo dell’Ateneo molto diverse da quelle da noi  adottate nell’ultimo decennio che ci hanno permesso di crescere nella reputazione internazionale

–         l’obbligo di assumere docenti provenienti da altre Università in un paese che fa di tutto per contrastare la mobilità a causa della carenza di servizi erogati

–         pesanti incertezze sul destino dei giovani ricercatori che lavorano con noi per la mancanza di una programmazione nella progressione delle loro carriere

–         scarsa attrattività della carriera accademica per le nuove generazioni poste di fronte a una serie di contratti a tempo determinato che aumenta il loro senso di precarietà.

L’approvazione di una legge che non tenga conto di queste criticità e di un programma pluriennale di finanziamento all’Università rischia di produrre una situazione anche peggiore dell’attuale.
Come si fa a gestire un Ateneo o a fare una programmazione adeguata quando ancora oggi non si conosce  l’ammontare del finanziamento statale del Politecnico relativo all’anno 2010?
Questa lettera nasce proprio dal desiderio di condividere con Voi questi sentimenti,  di chiedere la vostra comprensione, di cercare la vostra solidarietà.
Tutti noi del Politecnico vogliamo continuare la missione che da quasi 150 anni ci è stata affidata,  ma non possiamo  essere lasciati soli in balia di chi sta usando una falciatrice per fare di tutta l’erba un fascio, incurante di tagliare in un solo passaggio l’erba secca, quella verde e i fiori già cresciuti.
E’ proprio la capacità di distinguere il grano buono dalla gramigna che, insieme a Voi, indipendentemente da ogni fede politica,  vorremmo chiedere a questo nostro Paese. Vogliamo che non sia distrutto quanto di buono abbiamo, chiediamo con forza che si investa anche su quanto c’è di buono per renderlo ancora migliore.
Probabilmente molti di Voi si stanno ponendo un certo numero di interrogativi quali ad esempio: Cos’è l’autonomia dell’università? Le università sono tutte uguali? Chi sostiene economicamente le università? Perché i docenti fanno ricerca? Quali sono i doveri che la legge impone ai docenti universitari? Come si recluta un docente universitario? La ricerca italiana è così di basso livello come viene dipinta? E’ vero che le nostre università sono molto indietro nelle classifiche internazionali? I baroni esistono ancora? Il cosiddetto 3+2 è una iattura? Cosa vuol dire titolo legale?
A queste e ad altre domande, che potrete propormi scrivendo a comunicazione@polimi.it, sarà data una risposta sul sito Polimi nelle prossime settimane.
Cordiali saluti
Giulio Ballio

 

 

ottobre 14, 2010 Posted by | Uncategorized | Lascia un commento

Tecnologia e liberta’.

Ieri ho passato un’interessantissima giornata con molti colleghi italiani ed europei a parlare di tecnologie per la comunicazione e la collaborazione. Le aziende, come molti sanno, stanno orientandosi sempre piu’ a diventare strutture basate sulla capacita’ di collaborazione tra diverse funzioni e sempre meno sul comando e controllo. Fantastico. Cisco e’ veramente un’azienda strepitosa da questo punto di vista (e da molti altri).

TUTTAVIA: mentre si discuteva di come le informazioni possano correre di piu’, essere condivise meglio e sempre, essere a portata di mano, di video, di tutto, io riflettevo che nel mio Paese si sta correndo il serissimo rischio che molte delle informazioni che a me come cittadino interessano di piu’, e cioe’ legate al SAPERE se chi mi governa e’ onesto, pulito, capace. Se LAVORA PER ME o si fa i cavoli suoi , se conduce una vita che si basa su principi che io condivido , se di lui/lei mi posso fidare anche come persona (come persone…) , se il futuro di questo Paese, e quindi la qualita’ della vita dei miei figli, e’ in mani delle quali mi fido, ecco io sto correndo il serissimo rischio di non poterle piu’ avere queste informazioni. Gia’ oggi me le devo andare a cercare, perche’ molti dei telegiornali che pago col canone me le tengono nascoste.  Ma domani non esisteranno letteralmente piu’ se passa questa vergogna di legge bavaglio, questo squallidissimo ddl sulle intercettazioni.

Io voglio sapere,  voglio sapere tutto quello che mi interessa. Voglio prendere le mie decisioni con il massimo di conoscenza. Non tollero che qualcuno si intrometta tra me e la verita’ impedendomi di scegliere DOVE andare a cercarla. Questo e’ un sopruso che non accetto. E penso di avere questo diritto come cittadino di una democrazia e non di una dittatura.

Non solo, ma questa legge ci sta facendo fare l’ennesima passo indietro nella nostra reputazione internazionale. E quando si vuole lavorare la reputazione conta.

Per questo io sono contro chi vuol regolamentare internet, chiudere i blog e sono a favore della conoscenza e della pubblicazione delle intercettazioni che mettano in rilievo la mancanza di MORALITA’ personale dei politici, non dei privati cittadini, ma dei politici eletti a rappresentarci SI’.

luglio 2, 2010 Posted by | Uncategorized | Lascia un commento

Una bella recensione.

Questa e’ una recensione dell’ Orco di Rhemes che mi ha fatto molto piacere, dal grande Filippo Zolezzi.

Renato Riva ci descrive magistralmente sentimenti forti, ma veri, vite pronte all’estremo dono di se stesse nel nome dell’amicizia più sincera, cuori che battono per un sogno che vuole diventare realtà, anche se sarà poi la perdita di tutto.

L’ Orco di Rhemes

aprile 30, 2010 Posted by | Uncategorized | Lascia un commento

Serata a Courmayeur

 

COMUNICATO STAMPA

EDIZIONI LE CHÂTEAU

COMUNE DI COURMAYEUR

FONDAZIONE MONTAGNA SICURA

GISM – GRUPPO ITALIANO SCRITTORI DI MONTAGNA 

presentano il volume

L’ORCO DI RHÊMES

di Renato Riva

Lunedì 28 dicembre ore 18,00

Jardin de l’Ange 

Parteciperanno alla presentazione

Alessandro Cortinovis

Direttore del soccorso alpino 

Guido Azzalea

Presidente dellUnione valdostana guide di alta montagna – Uvgam

Note

“Tutto era cominciato da una cartolina”. La cartolina illustrata raffigurava le montagne di Rhêmes e il ragazzino che la prese in mano se ne innamorò a prima vista. Il romanzo racconta la storia di questo amore: l’amore per le montagne che spinge un gruppo di ragazzi e in particolare due grandi amici a iniziare l’avventura di conquistare le cime alla ricerca di qualcosa di cui non sono pienamente consapevoli, spinti dall’esigenza di mettersi alla prova e vivere profondamente i valori dell’amicizia, della solidarietà, della vicinanza, degli spiriti, del silenzio. Non è un romanzo pieno di aggettivi e belle parole che descrivono le montagne, qui la montagna è descritta nella sua crudezza fatta di freddo, di pareti difficili dove la bellezza può essere scoperta e compresa solo attraverso difficoltà e avventure. L’autore non racconta esperienze immaginate o mutuate da altri, si sente che egli conosce intimamente tutti gli elementi della trama che ha costruito e ha nel suo bagaglio i pensieri, i dubbi ma anche gli slanci di tutti coloro che affrontano seriamente le montagne. La lotta per una conquista presuppone un vincitore. Il lettore farà forse fatica ad accettare l’epilogo e, istintivamente, nascerà la riflessione. Per chiudere il libro in pace con se stessi, occorrerà tentare di dare una risposta alle numerose domande che si imporranno.

 RENATO RIVA, è un ingegnere elettronico, top manager a livello europeo nel settore delle vendite di tecnologia informatica e di comunicazione. La sua carriera si è svolta in Italia e in Europa presso grandi aziende come IBM E Cisco. Recentemente ha pubblicato un libro di successo dal titolo: Organizzare, innovare, vendere, Etas – RCS libri, 2008. È anche, da sempre, un appassionato alpinista e scialpinista, attività che pratica soprattutto sulle Alpi Lombarde e Valdostane.

 RENATO RIVA, L’orco di Rhêmes, € 15.00,  Aosta 2009, pp. 234. ISBN 978-88-7637-105-9

dicembre 27, 2009 Posted by | Uncategorized | , , , | Lascia un commento

L’Orco di Rhemes

Eh si’! Non di solo pane vive l’uomo. Vive anche di passioni. E il sottoscritto una passione certamente ce l’ha, feroce e da lunga pezza: quella per la montagna. Escursionismo, alpinismo, sci, scialpinismo e sci di fondo. Non arrampico piu’, perche’ l’arrampicata richiede una preparazione che il poco tempo libero non mi permette di mantenere e, dato che con la roccia non si scherza, meglio lasciar perdere. Non parlo dell’arrampicata sportiva dove c’e’ un chiodo ultratecnologico ogni tre metri e ti puoi fermare quando vuoi (e va benissimo cosi’!). Parlo dell’arrampicata classica, dove c’e’ un chiodo vecchio e arrugginito ogni 5, 10, 20, o anche piu’ metri, a seconda della difficolta’ e dove se ti fermi sono fatti tuoi. Dove ci vuole tanta testa libera e concentrata e due braccia toste. Perche’ la forza di gravita’ tira verso il basso, ahime’. Ma continuo a praticare il resto con assiduita’. Io stra-amo la montagna. Mi da’ sensazioni ed emozioni incredibili. E cosi’, dopo aver concluso la scrittura di ORGANIZZARE, INNOVARE, VENDERE, ho messo mano ad un vecchio progetto che rischiava di ammuffire sul dischetto, poi sul CD e poi sulla chiave USB. Scrivere mi piace e mi rilassa. Mi piace piu’ scrivere che leggere. Come mi ha detto un amico, e’ come per i regali: e’ tanto bello riceverli (leggere), ma e’ anche tanto bello farli (scrivere).  Ho messo mano ad un romanzo ambientato in montagna. E’ la storia del rapporto tra un gruppo di ragazzi degli anni 70 e una parete inviolata (tuttora inviolata!) della bellissima Valle di Rhemes: la Est della Grande Rousse. E’ un paretone notevolissimo, alto 1000 metri (dai 2600 ai 3600), pericoloso e difficile. La cosa divertente e’ che ho pure trovato un editore (valdostano) che ha creduto in un milanese che raccontava storie ambientate la’. Nicola Alessi (Edizioni Le Chateau) l’ho conosciuto una sera di Aprile al Granta Parei di Rhemes. Il giorno dopo siamo saliti insieme con ciaspole (lui) e sci (io) nel vallone di Entrelor in una nebbia assurda a vedere una gara di sci alpinismo, il Trofeo Rollandoz.  Maurizio Fiorano, produttore le Fueillet,  si e’ fatto come al solito trovare pronto con il suo fantastico bianco Petite Arvine (servito freddo, senza problemi)  ai 2700 metri del giro di boa della gara (di solito e’ a 3400, ma con quel tempo c”era poco da alzarsi oltre..).  Insomma a Nicola il manoscrtitto era piaciuto e, complice certamente la Petite Arvine, ha deciso di darlo alle stampe. Il 7 di Agosto, un giorno di tregenda per Rhemes (temporale violentissimo, strada chiusa,  50 Scout da evacuare, Sindaco con due cellulari attivi a coordinare le operazioni) abbiamo presentato il libro nella meravigliosa Salle Polyvalente del comune di Rhemes Notre Dame.  Donato Ronc, il Sindaco, ci ha fatto l’onore di ospitarci e, incredibile, nonostante il tempo da lupi, la sala era piena.  Per me e’ stata un’esperienza belissima. Poi il libro ha fatto capolino a Milano (Le Chateau e’ un editore molto focalizzato sullaValle) e l’hanno letto alcuni personaggi che fanno parte del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (GISM) http://www.gruppogism.it/?p=230  i quali mi hanno invitato ad entrare come Socio Accademico nel Gruppo. Non posso che ringraziare Piero Carlesi e Marco Tieghi per questo onore che mi hanno riservato. Ma la storia non finisce qui: il 28 Dicembre alle ore 18 si parlera’ dell’Orco di Rhemes a Courmayeur, presso la Salle de l’Ange, presenti il Presidente delle Guide e il Presidente del Soccorso Alpino della Valle d’Aosta. Il contenuto del libro fara’ da spunto per una conversazione sulla sicurezza in montagna. Anche questa cosa mi onora molto e mi fa un gran piacere.

Last but not least: ho voluto dedicare questo libro a quattro ragazzi che sono morti lo scorso mese di Gennaio sulla parete Nord dell’Aiguille du Midi nel gruppo del Bianco. Erano certamente quattro appassionati di montagna e penso io, pur non conoscendoli, bravi alpinisti. Erano mossi dalla stessa passione dei ragazzi che io avevo descritto nel l mio libro. Sono precipitati per qualche errore o per pura sfortuna (cosa che puo’ accadere anche al migliore degli alpinisti). Il giorno dopo sui giornali e in televisione si sono lette e sentite parole di disapprovazione per loro se non addirittura di ironia (Luna Park, improvvisazione , ecc.).  Io mi sono andato a guardare il sito di uno di loro  http://www.bivaccodidario.com/  che tragicamente si e’ interrotto proprio quel giorno. E ho sentito di volergli bene come a tutti quelli con cui ho arrampicato e salito montagne. Per questo l’ho dedicato a lui e ai suoi amici.

dicembre 15, 2009 Posted by | Uncategorized | , , , , , , , , , | 1 commento

Italiani di frontiera

Oggi ho conosciuto una persona interessante. Mi capita quasi tutti i giorni, ma oggi merita. Roberto Bonzio , giornalista che ha vissuto per sei mesi nella Silicon Valley a caccia degli italiani che lavorano, ricercano, innovano laggiu’.  Poi e’ tornato in Italia  e qui ha trovato gli italiani che fanno la stessa cosa  ma con mille trabocchetti, sgambetti e difficolta’ che di fatto ne impediscono (o limitano di molto) il successo. Se andate a vedere il suo sito e’ veramente illuminante.  Lavoro per Cisco da oltre 12 anni e penso di avere un minimo di conoscenza dell’ambiente Silicon Valley. Non potrei essere piu’ d’accordo con le analisi e le opinioni di Roberto. Chissa’ mai che se le opinioni di Roberto si diffondono e se si diffonde la consapevolezza che l’Italietta delle invidie e delle ‘torte  finite’ e’ il peggior nemico del nostro sviluppo, le cose non possano cambiare. Nel frattempo, la banda e’ sempre stretta….;-) e i ministri parlano.

  http://www.italianidifrontiera.com/

novembre 13, 2009 Posted by | Uncategorized | , , , , | 1 commento

Stop alla banda larga. Evviva!!!

La bella notizia di oggi e che ci sara’ uno stop agli investimenti in banda larga sino alla fine della crisi. E’ come dire al malato che si stoppano le medicine fino alla fine della malattia. Auguri malato! Ai molti che mi inviano mail su come velocizzare e migliorare il loro sistema di vendita e ai quali rispondo sempre che il substrato tecnologico aziendale si deve basare su una rete di comunicazione forte dico: tanti auguri. Se il sistema Italia non si dota di un tessuto connettivo simile (non superiore, simile) a quello dei Paesi concorrenti come fanno le nostre aziende, piccole e grandi a competere? Pensiamo di vendere al telefono o col fax i nostri splendidi prodotti?  o col web che va al 3 all’ora? mentre gli altri hanno Internet di qualita’ televisiva? Mi hanno detto che una fetta importante delle imprese che vuole IMPRESA FACILE da Telecom Italia ha difficolta’ a ricevere la banda necessaria per attivarne le funzionalita’. Non so se sia vero e non ho verificato. Ma se e’ vero, allora non solo non stiamo investendo per l’immediato futuro ma non stiamo nemmeno sostenendo il presente.    Complimenti a chi ha preso la brillante decisione  e se viaggia su un’auto blu, o grigia con lampeggiante, autista e  clacson a canna, auguro tanti ma tanti chilometri felici!!!

novembre 6, 2009 Posted by | Uncategorized | , , , , , , | 1 commento